sabato 14 gennaio 2012

Comunicato stampa

Palazzo dei Capitani

Ascoli Piceno

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21 gennaio – 5 febbraio 2012

opening

21 gennaio 2012 ore 18:00


La mostra è aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.


Ingresso libero


Una mostra per ricordare. Molti ormai sono portati a dimenticare gli orrori di un tempo che sembra lontano, quasi che il solo fatto di non pensare agli eventi passati riesca in qualche modo a cancellarli. Questa è la via fallimentare che possono prendere i colpevoli di quei crimini, gli esecutori materiali e non, i promotori dell’odio.
Al contrario gli innocenti così come le vittime non dovrebbero mai cercare di annientare la memoria, ognuno dovrebbe farsi portavoce di chi purtroppo voce non ha più.

Block 11, uno dei tanti edifici che costituivano il nucleo centrale del campo di Auschwitz. A differenza degli altri, che per la maggior parte erano adibiti ad alloggi per i deportati, aveva una funzione disciplinare, cioè svolgeva il ruolo di prigione del lager, all’interno del quale le persone venivano condotte, torturate e condannate a morte.
Ed è proprio questo blocco quindi, simbolo di morte, a dare il nome alla mostra che viene ospitata nell’elegante Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno.
Una mostra difficile nella quale due artisti, molto diversi tra loro, così come potrebbe apparire all’inizio di questo loro percorso insieme, si incontrano per colloquiare silenziosamente e per urlare la stessa disperazione e lo stesso dolore.
Fotografia e pittura, nella loro forma più vera e più pura.
Paolo di Giosia, fotografo e poeta dell’immagine, dopo un attento studio fatto di documentazione e di letture, si è spinto addirittura nei campi in Polonia, con la sua macchinetta analogica e con i suoi rullini di diapositive in bianco e nero ormai quasi introvabili, per realizzare questo non semplice lavoro in collaborazione con il Museo di Auschwitz-Birkenau. Nei suoi scatti, molto lontani dalla fotografia di reportage, nei particolari che caratterizzano la sua arte, è leggibile la sofferenza di migliaia e migliaia di persone e la sua nell’incontrare le voci di esse. Scatti sospesi tra l’assurdo del reale e il rifiuto mentale nel credere che …quelle scarpe, addirittura quei capelli… la dignità… possano essere stati sottratti con tanta ferocia… Oltre alle foto in mostra l’artista presenta il nuovo corto fotografico Untitled A-13166 e l’installazione Salmo da cui il ritmo sincopato del treno si espande avvolgendo l’intera mostra per tutta la sua durata.
Giuseppe Solimando, artista dalle eloquenti pennellate, con questa nuova produzione segna una svolta nella sua ricerca pittorica. Da una pittura dei sogni, incentrata su tradizione, ricordo, favola e invenzione dalla sensibilità teneramente naïf, intraprende un percorso di sofferenza umana che diventa protagonista delle sue opere. Un viaggio visibile allo spettatore attraverso colori stesi sapientemente e un tratto preciso e scrupoloso, ma vissuto dall’artista interiormente e intimamente tramite un’accurata ricerca. Un racconto sofferto dove l’angoscia diventa addirittura palpabile nei disegni a china. Un mucchio di valigie ormai senza famiglia… corpi esanimi… uomini, donne e bambini senza più sorrisi in attesa del buio e avvolti dal filo spinato che li indirizza verso un’unica soluzione finale…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao
sono venuta a trovarti subito...che tra pochi minuti comincia una settimana di fuoco... e non avrò più tempo per nulla.
Sai che proprio in questi giorni sto scrivendo i ricordi di guerra della mia famiglia. Il post che ho pubblicato è stato un inizio... per la mia generazione la guerra era ancora molto viva, molto presente. I genitori ce la raccontavano sempre...
Abbraccio
Niki

Junipericetree ha detto...

E io continuerò a farti visita come sempre, mi piace molto il tuo blog. In bocca al lupo per la settimana infuocata e a presto! Sono contenta che tu sia passata di qua ;)