sabato 27 novembre 2010

L'attimo impotente



Quando cammino per un po'
disegnandomi un orizzonte
una qualche meta
non troppo lontana
il tremore delle gambe
solitamente m'accompagna.
Diverso è andare in due
eppure sempre sono sola
a cercare una diversa andatura
un nuovo accesso negato
che sospenda la noia.
Un sacrificio inespresso
a volte mi sento,
una piega che mai s'appiana
e dentro un'idea balorda
di luce e tremore
testimonia l'attimo impotente.

martedì 23 novembre 2010

L'urlo dei giorni


Perdonatemi giorni cari
se ancora indugio
a perdervi tra le mura,
a lasciarvi morire
di sete e fame,
a disattendere l'urlo
benché furibondo
del vostro incalzare.

Ci metto davvero poco
a buttarvi nel traffico
delle umane speranze,
a dimenticarvi
tra le mie cianfrusaglie,
a onorarvi
di abitudini cerimoniali.

Eppure mi ostino
a difendervi a volte
e a modo mio
vi proteggo
e vi regalo un'utopia.
Perdonatemi se spesso
di voi non so proprio che farmene.



 

domenica 10 ottobre 2010

Desideri


La mia vita sembra una sedia
di quelle di legno
lucida e profumata
bella a vedersi
ma di seduta un po' scomoda.
Avessi potuto parlare
con il falegname
l'avrei avuta diversa
avrei discusso sul prezzo
e raggiunto magari un compromesso:
forse meno lucida
avrei risparmiato sulle rifiniture
ma l'avrei spuntata io
sull'imbottitura.

martedì 3 agosto 2010

Serenamente folle


A fare i conti con la nostalgia
di tempi e spazi non vissuti ancora,
di salti in alto e in lungo
mai spiccati prima,
d'essenze rarefatte in caos olfattivi
quando perduta è ormai la via,
m'induco a mescolare vetri e cocci
secondo insane simmetrie.
Ho rotto un bicchiere
e compromesso la salvezza mia
conservandomi intatta
in vista del domani.
Almeno un milione di volte
ho scelto d'esser vapore
altrettante d'esser pietra
immaginando il finale.
Restare me stessa
spesso mi dà noia
e nei tramonti che sanno di sale
talvolta rimpiango la discesa
serenamente folle
della neve.

venerdì 9 luglio 2010

Deriva



Andare di nuovo priva
o dovrei dire deprivata
in mezzo agli orfani di sé
io che sono fatta di me
m'impone una domanda
a dire il vero piuttosto retorica:
Chi mi salverà dalla deriva?

Mi si perdoni l'illusione
come pure le utopie.
Lasciatemi i sistemi impossibili
a tormentarmi la notte
a disfarmi la carne.
Presto o tardi mi restituirò
alla luce dei giorni
quella che scalda e nulla chiede
se non la prepotenza dell'essere.

domenica 20 giugno 2010

Mi sospendo


Sull'orlo di un barlume
in equilibrio covo amore
quasi fosse un uovo
primordiale e un poco andato.
Al di sopra mi rimane
lo spicchio inflazionato di cielo
e pare una statistica di stelle
quel richiamo folle degli occhi.
Sotto ai piedi mi sorprendo
di trovare un velo di fumo
e in esso mi sospendo.

domenica 23 maggio 2010

Solo un po' di terra



E' una manciata di terra
in impasto d'acqua e farine.
La stessa terra che nutre i vivi
e  dai morti rivive
mi concede talvolta un passo
e non giudica la mia incertezza.
Sopravvaluto il cielo e la sua distanza
e con salti di funambolo provo
ad acchiappare nuvole come miraggi,
la terra resta lì a guardare,
assorbe il mio peso ad ogni slancio
e divertita ride di me.

mercoledì 21 aprile 2010

Bugiarda è la vita



Più mi meraviglio
di quei blocchi improvvisi
della mente mia
quando gli occhi vagano all'intorno
e fermarsi non sanno.
A me pare di non capire
e vedere quel che è fermo ruotare
poi una voce, un passero, un suono
ogni cosa torna all'ordine.
A me pare d'esser salva allora
ma il vero è altrove
così come bugiarda è la vita.

giovedì 1 aprile 2010

In gocce


Sei un attimo di stelle
potente bagliore nel buio
ti trovo nell'odore
di passi ciechi e aggrovigliati
sei soluzione a eterni dolori.
Sei dolce punta di spillo
in gocce mi verso
e a terra mi raggrumo
con la terra m'impasto.
E di te m'innamoro
nel ricordo di ieri
in prospettiva del domani.
L'oggi si compie
nell'ora dannata
che spesso maledico
nel suo odioso divenire.
Un cristallo di tempo vorrei
che fosse nostro da guardare
e al tocco fosse luce..
Liberazione dal consumo.


 

giovedì 25 marzo 2010

Città morte

Parlo delle città mute
quelle morte
specchio di vicoli e miserie
perlopiù
qua e là ricche di pietra e fiori.
Le città morte
di anno in anno
fioriscono d'ipocrisia
e pochi resistono al rito.
Eppure la pietra
resta lì
secolare, un po' spaurita
a cercarsi il silenzio consueto
a consumare lo spazio
e cresce.
Sono città forti quelle morte
sanno reggere la debolezza
nutrite a lacrime e nostalgia
sfidano la natura
e vincono.
E la terra altro non può
che soccombere al cemento.

venerdì 12 marzo 2010

E slaccio i fili


Vivo in quel posto liquido
fatto di umidità leggera
che arriccia i capelli
 e vanifica la spazzola furiosa.
Vivo in quel posto che sempre risuona
colmo di un silenzio che non sa tacere
e in esso mi cullo
e cresco i miei figli senza corpo,
bisognosi solo di sogni
e nessun altro cibo.
Così sono madre
e insieme sono figlia
ogni giorno a tessere i fili dei pensieri
per farne un'unica trama
da poter indossare.
E di tanto in tanto slaccio quei fili
ché i figli han bisogno
pure d'esser liberi.

lunedì 8 marzo 2010

Esisto

M'accompagna la paura
di non riuscire a stare
mani nelle mani
senza far nulla.
Costretta a pensare
orfana dell'alienazione del fare
scoprire d'esser di vuoto
qua e là occupato di materia.
Altro non c'è di me
nel mondo
se non qualche parola
una manciata di molecole
una qualche convinzione d'esistere.

sabato 20 febbraio 2010

Mai abbastanza

Cos'è quest'aria
che non ho capacità alcuna
di contenere
desidero un respiro universale
che trattenga l'infinito
invece mi trovo ad espirare
ché il mio corpo si rivela insufficiente.
Inevitabile l'insoddisfazione
è eterna e non ho scampo
sconfitta a ogni boccata
eppure vivo.
Un corpo coi suoi limiti
di fatto non può esser felice
agognando infinito amore
m'accresco e al consumo dell'istante
mi piego
conscia che mai mi nutrirò
abbastanza.

domenica 7 febbraio 2010

Ai giorni senza parole

Mescolando oggi con ieri
perdo il mestolo nel brodo
e a volte rido.
A chi vuol dirmi che son strana
rimando estraneità
rispondo di striscio.
A chi mi vuole uguale al resto
decido di negarmi
e farmi d'assoluto.
E intanto son passati
alcuni giorni senza parole
e li ho guardati andar via
come l'arricchito la sua miseria.

domenica 31 gennaio 2010

Pregiudizio

Un canale di rabbia
 è l'eterno divenire
dell'esperienza in pregiudizio.
Nel suo farsi trascina popoli
in danze feroci di vendetta
e io non sono nessuno.
Sono l'uno nel tutto
e il tutto è in me,
l'immunità?
Nemmeno a pensarci.

domenica 24 gennaio 2010

Appena dietro la curva

Avanti!
Non mi aiuti
a seppellire con mano svelta
il bisogno mio di un giardinetto
una passeggiata sui prati
un cane che è liquido languore
e una pelle che resista
agli insulti emotivi?
Se parlare di pane e benzina
non mi bastasse né ora né mai
a coprire l'odore dell'ostacolo
appena dietro la curva
ché la paura è veloce a marcire
mi capiresti?
Se solo sapessi vivere come scrivo...

Vita di superficie

Ho perso da tempo
l'innocenza
ma mi è mai servita?
Ho perso un po' d'amore
per la strada
e seminato di parole
il rancore
eppure ora amo.
Ho perso risa e gioie
occasioni e saldi
ma ancora vivo e rido.
Vero è che non ho perso
altro che il superfluo.