mercoledì 21 gennaio 2009

La favola della formica a modo mio.

La formica e la cicala:
C'era una volta una piccola e affannata formichina, vedeva tutto grande intorno a lei, tutto troppo grande e le metteva paura, così ogni mattina appena sveglia, pur di non pensare alle sue ginocchia tremule, a occhi bassi si affrettava ad uscire dalla tana e come un soldatino, armata fino ai denti, si buttava nella mischia degli altri insetti del prato e facendosi largo a furia di spintoni marciava e arrabbiata lavorava fino a sera.

Al tramonto tornava il terrore di giungere a casa da sola, al buio, si sentiva indifesa e sfortunata, se altre creature le avessero rivolto la parola doveva essere per cattive intenzioni, se ne avesse incrociata qualcuna sarebbe stato un tranello di sicuro.. Così la formichina passava i suoi giorni a tremare di paura e maledire ogni altro insetto della sua porzione di prato che non fosse solo come lei.

Una sera illuminata già dalla luna, la formichina in ritardo accelerava il passo preoccupata dell'ora tarda quando sentì una voce stridula dietro le spalle.. Le si gelò il sangue ma non poté fare a meno di voltarsi, il suo orgoglio le impediva di mostrarsi debole, la sua paura le ordinava di affrontare il nemico e abbozzare in qualche misura un minimo di sicurezza, non avrebbe potuto permettersi di rivelare al mondo il suo terrore di vivere. Così si voltò e trovò gli occhi più belli che avesse mai guardato, poi ci pensò su e realizzò che in effetti non ne aveva visti altri in vita sua, conosceva solo i sassi del sentiero che percorreva di fretta ogni giorno. Se ne innamorò. L'altra scappò via, aveva troppa fretta ed era troppo allegra per restare.

La formichina il giorno dopo e tutti gli altri ancora camminò dritta davanti a sé sperando di ritrovare quegli occhi, l'unica speranza di quella sua triste vita vuota. La sera restava a raccogliere chicchi d'orzo più a lungo sperando di ritrovare la stessa luna e lo stesso sguardo, camminando si voltava spesso ma nulla, dietro e tutt'intorno solo buio. Una sera che la luna era altrove, una cicala fermò la formichina dopo averla osservata molte sere addietro e le chiese cosa avesse in mente per camminare stranamente lenta, lei si schernì, terrorizzata da quel "coso verde" si mise a correre e fuggì.

Ebbene la formichina morì sola senza incrociare più quegli occhi meravigliosi al chiaro di luna. Gli occhi erano quelli della cicala.

A voi e a me la morale di questa favoletta rivisitata.

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